Un dettaglio dalla copertina di Blue Skin che raffigura un personaggio dalla pelle blu con un'ombra che incombe su di lui.

Ottocervo è un piccola casa editrice indipendente di fumetti, fondata a Taranto nel 2020, costola di Antonio Mandese Editore. Su queste pagine ne abbiamo già parlato in un paio di occasioni, come la segnalazione dell’ottimo esordio di Ivan Appio con Tutti Eroi, nostro fumetto del mese di maggio 2022. Tenendo fede al proprio motto (“Vogliamo fare fumetti così belli, da accettare il rischio di non farne neppure uno”), Ottocervo ha continuato nel suo percorso e nell’autunno dello scorso anno ha pubblicato Blue Skin di Gitrop. 

Ardus, il ragazzo dalla pelle blu del titolo, è alla ricerca della chiave del mistero delle sue origini. La sua epopea è costellata di slanci di fantasia, a cominciare dagli strani animali che lo accompagnano nel suo viaggio, per arrivare a palazzi viventi e al misterioso uomo immortale. Blue Skin è una racconto fantasy che gioca con i punti cardinali del genere, allargandone l’orizzonte verso il fumetto francese e il manga orientale. Incuriositi dai tanti elementi inusuali, ma perfettamente incastonati nella cornice narrativa del racconto a fumetti, abbiamo provato a fare a direttamente a Gitrop qualche domanda per soddisfare la nostra curiosità.

Una tavola di Blue Skin di Gitrop.

Ciao Gitrop, è un piacere averti sulle nostre pagine! Puoi raccontare la tua storia ai nostri lettori?

È un piacere per me stare qui! La mia storia inizia 26 anni fa, a Catania. Dopo qualche anno iniziai a fare i disegnetti dell’uomo ragno: lì cominciò la mia passione. Dopo il liceo artistico, la scuola internazionale di comics e una menzione d’onore al Lucca Project Contest 2020, ho esordito con Blue Skin edito da Ottocervo al Lucca comics del 2022.

Da dove viene il tuo nome d’arte?

Oh no, la mia identità segreta, dovrei rivelarla? E va bene, per questa volta. Il mio nome è Giuseppe Tropea, unite le prime due lettere del nome e le prime quattro lettere del cognome ed è fatta!

Com’è nata l’idea di Blue Skin?

Come tutte o quasi le mie storie, dai sogni. Ho un’attività onirica molto fruttuosa e creativa, al risveglio scrivo tutto (scartando le cose troppo insensate), collego i puntini, tappo i buchi ed ecco una bozza di
trama! Blue Skin parte anche da un plot twist preciso che avevo in mente, così come il finale, unito alla mia voglia di creare un mondo fantasy e a delle illustrazioni casuali a cui ho dato un senso.

Una tavola da Blue Skin di Gitrop.

Il tuo stile è decisamente unico, anche se mi è sembrato di individuare alcune citazioni, su tutte quella al Toriyama di Dragon Ball nei frangenti più action. Quali sono più in generale le tue fonti di ispirazione per quanto riguarda sceneggiatura, disegno e colore?

Dragon Ball ha accompagnato tutti quelli della mia generazione e non solo, le influenze sono praticamente dovute, così come Naruto e altri! Molte influenze su character design e ambienti derivano dai francesi Mathieu Bablet e Moebius. Nella sceneggiatura ci sono un pizzico di Harry Potter, Shrek e elementi narrativi di Dragon Ball. In mezzo ci sono anche influenze del tutto inconsce, ed è bello per me scoprirle quando i lettori me le fanno presenti!

Proprio i colori secondo me rappresentano la più grande evoluzione nel campo del fumetto degli ultimi decenni. Tu come hai realizzato i colori di Blue Skin?

Risponderò sinceramente: sono daltonico. Il colore è un po’ un incognita per me, ho fatto per lo più uno studio di luci e ombre. Per fortuna, a quanto pare, mi riesce bene e continuo a sperimentare (con
quello che riesco a vedere!)

I tuoi personaggi di tanto in tanto infrangono la quarta parete e si rivolgono al lettore: come mai questa scelta?

Per me è stato essenziale riuscire a poter parlare col pubblico direttamente (nonché con me stesso!). La vedo come una sorta di sfogo dell’autore, quando si può dire qualsiasi cosa senza il filtro della narrazione. Ovviamente va dosata se no può sfuggire di mano. E poi è divertente! 

Una tavola da Blue Skin di Gitrop.

Un dettaglio che mi ha molto divertito e incuriosito di Blue Skin è la presenza di numerosi animali fantastici, variazioni di creature realmente esistenti: dove nascono?

Manny il cowboy bicheco mi è apparso in sogno sotto forma di personaggio di un videogioco, con lo stesso carattere ed estetica di come lo leggete nel fumetto. Ci ho creato un’intera specie. I porsi, le
fenici e i volatili giganti, le spugne e i bichechi, tutti creati appositamente per evitare di fare troppi umani, d’altronde ne vediamo fin troppi attorno a noi. Inoltre, diverse specie intelligenti significa diversi modi di pensare, parlare, ragionare. 

In Blue Skin ho avuto spesso la sensazione che resti qualcosa che non detto, come dei piccoli buchi nella storia dei personaggi a cui si accenna senza mai approfondire: è una tua tecnica narrativa o ti sei lasciato le porte aperte per tornare nel tuo universo narrativo con un altro volume?

Blue Skin è un volume unico, fatto e finito. Ma… Senza entrare nel dettaglio, se arrivi a metà del volume, viene rivelato… qualcosa. Ecco, questo rende Blue Skin potenzialmente infinito, e molte cose non dette potrebbero essere rivelate in futuro. 
Ma per adesso, godiamoci questa avventura blu!

In un’intervista hai detto che inizialmente il tuo orizzonte fumettistico era limitato a Marvel e manga, prima di imbatterti in Rincione e nel suo Paperi: segui ancora la Marvel? Ti piacerebbe arrivare a disegnare un personaggio Marvel? E quale vorresti illustrare?

Non leggo ormai la Marvel da tempo, continuo a seguire però l’MCU, nel bene e nel male. Ovviamente disegnare Spider-Man sarebbe un sogno che si avvera, anche persino crearne uno nuovo, visto che adesso è usanza. Non disdegno neanche un Batman eh! 

Stai già lavorando al tuo prossimo progetto?

Lavoro sempre a nuovi progetti, se dipendesse da me uscirebbe un nuovo fumetto ogni due mesi!

Grazie Gitrop di essere stato nostro ospite, è stato un piacere per noi.

Grazie a voi, buon lavoro!!!

La cover di Blue Skin di Gitrop.

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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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